L'esposizione al radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro aumenta il rischio di cancro ai polmoni e l'aumento è statisticamente significativo anche per esposizioni prolungate a concentrazioni di radon medio-basse, ovvero livelli che si trovano comunemente in molte abitazioni e luoghi di lavoro.
Studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione di tipo lineare tra rischio relativo di cancro ai polmoni e concentrazione di radon negli ambienti di vita e di lavoro. La concentrazione di radon in aria si misura in Becquerel su metro cubo (Bq/m3 ), che corrisponde al numero di decadimenti radioattivi al secondo che avvengono in un metro cubo di aria. È stato stimato, utilizzando la concentrazione media di radon a lungo termine e tenendo conto della variabilità della concentrazione di radon, un aumento del rischio di sviluppare il tumore ai polmoni pari a circa il 16% per ogni 100 Bq/m3 di incremento di concentrazione media di radon. Se poi le cellule polmonari sono esposte ad altre sostanze cancerogene, come quelle contenute nel fumo di sigaretta, la probabilità di rischio di cancro al polmone aumenta ulteriormente.
I rischi dovuti al fumo e al radon si moltiplicano tra di loro. Il rischio assoluto cumulativo, e cioè la possibilità di avere il cancro ai polmoni entro l’età di 75 anni, per esposizioni continuative a livelli di radon di 0, 100, 400 e 800 Bq/m3 , sarebbe rispettivamente dello 0,41%, 0,47%, 0,67% e 0,93% nei non fumatori, contro il 10,1%, 11,6%, 16,0% e 21,6% nei fumatori.
La protezione dal radon va ovviamente applicata a entrambe le categorie (fumatori e non fumatori), il numero di casi evitabili con la riduzione dell’esposizione al radon varia a seconda che la riduzione dell’esposizione al radon avvenga in proporzioni diverse per fumatori e non fumatori, per cui sarà utile tenere sotto controllo l’andamento dell’implementazione del PNAR anche in relazione a questo importante parametro.