Trivellazioni, il ministro Clini risponde “Vacca rinunci all’immunità”

Mi auguro che il cittadino onorevole Gianluca Vacca rinunci a ogni forma di immunità parlamentare. Così potrà portare davanti al giudice le prove della mia attività a favore dei profitti dei petrolieri e contro la protezione dell’ambiente”.

Così scrive il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, (il testo integrale è riportato qui sotto) in risposta alle accuse del parlamentare Gianluca Vacca del Movimento 5 Stelle a proposito del progetto di piattaforma petrolifera Ombrina Mare presentato dalla compagnia Medoil al largo della costa abruzzese.
Vacca aveva chiesto (e ottenuto subito, com’è prassi di trasparenza del ministero dell’Ambiente) tutta la documentazione sulla procedura sulla valutazione di impatto ambientale del progetto Ombrina Mare.
 
Tra i documenti, è stata consegnata anche copia di una lettera della società Medoil indirizzata al ministro e smistata dalla segreteria alla direzione competente senza che il ministro ne avesse visione: il parlamentare usa “una lettera ininfluente – scrive il ministro - nel merito della quale la direzione competente ha ritenuto di non rispondere. Secondo l’on. Vacca, la lettera sarebbe la pistola fumante della mia subalternità agli interessi dei petrolieri. E a questa prova se ne aggiungerebbero altre ricavabili da e-mail con compagnie petrolifere”.
E-mail che al contrario sono di protesta contro le norme italiane.
 
“Ho già avuto modo di precisare che la procedura seguita dal ministero ha applicato rigorosamente la normativa in materia di valutazione di impatto ambientale e quanto stabilito dalla legge 134/2012. Legge votata dalla stragrande maggioranza del Parlamento. L’on. Vacca, invece di costruire film ridicoli e infamanti per le istituzioni – afferma il ministro nella nota - farebbe bene a leggersi gli atti che hanno portato alla approvazione della legge”.
 
La legge votata dal Parlamento sulle trivellazioni infatti conferma il divieto di trivellazioni nell’ambito di 12 miglia e “introduce esplicitamente le aree protette di promanazione comunitaria (Sic e Zps) come base da cui calcolare le distanze dei divieti: “Con ciò – osserva Clini - i divieti in tema di trivellazioni per le domande avviate successivamente all’estate 2010 riguardano la quasi totalità della costa italiana. Non solo. La legge ha stabilito norme semplici di applicazione unitaria lungo tutte le coste nazionali; ha aumentato di quasi del 50% le royalties per l’estrazione di gas (dal 7% al 10%) e quasi raddoppiato (dal 4% al 7%) quelle per il greggio. Aumento che riguarda tutte le piattaforme in mare, anche quelle già esistenti e in opera, finalizzato a finanziare gli interventi di protezione dell’ambiente marino e per la sicurezza degli impianti”. Chiede il ministro: “Trovate una legge al mondo con questi vincoli per la protezione dell’ambiente”.
 
Infine, per evitare retroattività, la legge che il parlamentare contesta “ha dovuto far salvi i procedimenti di autorizzazione già formalmente avviati alla data di entrata in vigore della precedente normativa (luglio 2010). Questo in base al principio del “tempus regit actum”, per rispettare il diritto comunitario e le leggi nazionali, ed evitare contenziosi onerosi per la tutta la collettività presso la Corte di Giustizia Europea”.
Proprio a questa situazione “fanno riferimento gli interventi di altri Paesi europei, a cominciare dalla Gran Bretagna, che hanno formalmente invitato il Governo italiano a far rispettare le regole europee”.

Disponibile qui il testo integrale della lettera


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