Biodiversità: investimento e garanzia per il futuro della vita sul Pianeta

 L’importanza della biodiversità in un'ottica di transizione ecologica

Il grado di biodiversità di un ecosistema rappresenta l'indicatore chiave della sua salute e la garanzia per la sua sopravvivenza. L'ecosistema Biosfera nel suo insieme deve poter fare affidamento su molteplici risorse specifiche (diverse) nell’adattarsi ad affrontare i cambiamenti, assicurando la continuità della vita. Ma l'estinzione di una specie può avere impatti imprevisti, anche eclatanti, che a volte sfociano nella distruzione di interi ecosistemi. L’attuale emergenza sanitaria ci sta ricordando peraltro che la salute umana e quella degli ecosistemi sono fortemente connesse ed ha reso evidente l'importanza di una relazione sana ed equilibrata tra uomo e natura.

Nonostante sia trascorso quasi un trentennio dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, Rio de Janeiro 1992), il rapporto di valutazione sullo stato della Biodiversità globale dell’Intergovernmental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES secretariat, Bonn, Germany, 2019conferma che l’attuale tasso di estinzione è superiore da cento a mille volte alla media delle estinzioni degli ultimi dieci anni, concludendo che siamo di fronte alla sesta grande estinzione di massa causata prevalentemente dalle attività antropiche.

L’impatto allarmante di questi dati, ha condotto alla constatazione che, come significativamente evidenziato anche dalla nuova Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 entrata in vigore nel maggio 2020 (Bringing back Nature into our lives), l’attuale rete di aree protette non è sufficientemente estesa da garantire adeguatamente la salvaguardia della biodiversità. Entro il 2030, pertanto, tale rete dovrà essere ampliata e dovrà integrare corridoi ecologici che migliorino la struttura e le funzioni delle biocenosi, la continuità del paesaggio e aumentino la resilienza ai cambiamenti climatici.

Il Ministero della Transizione Ecologica è in procinto di presentare la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 con la quale contribuire ad invertire l’attuale tendenza alla perdita di biodiversità e al ripristino degli ecosistemi, in linea con gli ambiziosi obiettivi della strategia europea. L’elaborazione di una Strategia Nazionale per la Biodiversità si colloca infatti nell’ambito degli impegni assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, Rio de Janeiro 1992) avvenuta con la Legge n. 124 del 14 febbraio 1994.
Le azioni chiave riguardano il rafforzamento delle aree protette (estensione al 30% della superficie, e 10% di aree a protezione rigorosa) e più in generale interventi di rinaturalizzazione e soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions- NBS) soprattutto su ambiti fluviali, zone umide, ambiti costieri e città.
Risultati da raggiungere attraverso miglioramenti della governance e degli strumenti di pianificazione, ponendo obiettivi di gestione chiari e misurabili, applicando le più opportune misure di conservazione, garantendo un attento monitoraggio che permetta di verificarne l’attuazione, in un’ottica di gestione adattativa.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR; https://www.mef.gov.it/focus/Il-Piano-Nazionale-di-Ripresa-e-Resilienza-PNRR; https://italiadomani.gov.it/it/home.html) rappresenta il primo deciso impulso per l’attuazione di quanto previsto dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità, attraverso un processo di transizione ecologica di grande portata garantendo un volume di investimenti di rilievo assoluto, vincolati ad un serrato cronoprogramma che si chiuderà nel 2026.

A questo proposito, il PNRR in riferimento alla Missione 2, Componente 4, Ambiti di intervento/Misura n. 3 “Salvaguardare la qualità dell’aria e la biodiversità del territorio attraverso la tutela delle aree verdi, del suolo e delle aree marine” ha dedicato 1,69 miliardi di euro, di cui i più rilevanti ambiti di intervento sono: i) la “digitalizzazione dei parchi nazionali” (0,10 Mld) rivolta alla messa a punto di un sistema di monitoraggio delle pressioni su specie e habitat dovute fra l’altro ai cambiamenti climatici, sia a scopo di conservazione sia di semplificazione amministrativa e promozione dei servizi turistici; ii) “la rinaturalizzazione del Po” (0,36 Mld) che comprende il restauro ecologico di 37 aree nel tratto medio padano più altre 7 nel delta, con riattivazione di lanche e rami abbandonati, e il rimboschimento di 337ha e altre opere di sistemazione naturale; iii) “tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano” dedicato alla conservazione e la promozione della biodiversità urbana nelle 14 aree metropolitane, nelle quali verranno piantati 6 milioni di alberi in progetti di forestazione urbana e di ricucitura dei corridoi ecologici in contesti fortemente antropizzati in cui i valori della biodiversità vanno riattivati a beneficio dell’ambiente e della salute della popolazione; iv) “ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini” (0,40 Mld), con obiettivo di mappare e monitorare il 90% dei sistemi marini e costieri, e restaurarne il 20% entro il 2026.

Queste misure e altre misure indirette potranno essere meglio declinate ed integrate sulla base del Piano della Transizione Ecologica (P.T.E., luglio 2021). Esso si declina in otto ambiti di intervento, la cui reciproca relazione implica una gestione intersettoriale coordinata a livello nazionale fra vari ministeri e agenzie, e a livello locale fra Regioni e città. L’intervento n. 6 è rivolto esplicitamente al ripristino e il rafforzamento della biodiversità e il n. 7 alla tutela del mare.

Il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (C.I.T.E.) avrà la responsabilità della programmazione e del monitoraggio del processo fino al raggiungimento del suo fine, inclusa la piena attuazione delle Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030.

.


Ultimo aggiornamento 18.01.2022