I cittadini protagonisti dei processi di valutazione ambientale

Dibattito pubblico, comunicazione istituzionale, informazione gli strumenti che, se utilizzati correttamente, possono garantire un dialogo efficace con le PA. Un workshop al Minambiente ha fatto luce su questo

Roma, 20 settembre 2018 - L’importanza della trasparenza e della partecipazione nei processi di valutazione ambientale e il ruolo della comunicazione nell’agevolare il dialogo con i cittadini sono stati al centro del workshop che si è tenuto oggi al ministero dell’Ambiente, nell’ambito del progetto “Creiamo Pa – Linea di intervento LQS1 Valutazioni ambientali”. Affinché i cittadini siano protagonisti delle decisioni politiche, tramite un dibattito pubblico efficace, una comunicazione istituzionale adeguata, un’informazione affidabile.

Criticità, potenzialità ed esperienze positive sono state esaminate da esponenti di pubbliche amministrazioni, esperti della materia, giornalisti e divulgatori. Ha introdotto e coordinato i lavori il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Giuseppe Lo Presti (Direzione per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali), che ha messo in luce quanto sia frammentato nel nostro Paese il sistema della gestione ambientale tra competenze statali e regionali che rendono molto complesso il processo di coordinamento.  Proprio per promuovere modalità condivise e omogenee si sta lavorando, come ha ricordato il direttore, a una “Carta d’intenti” sulla trasparenza e partecipazione nelle valutazioni ambientali basata su parole chiave, come è stato spiegato nel corso del convegno, quali accessibilità, chiarezza, completezza, affidabilità, tempestività e dialogo.

Dopo l’illustrazione, da parte di Chiara Landini (Sogesid/ministero dell’Ambiente), della Convenzione di Aarhus sull'accesso alle informazioni e la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e del rapporto con le direttive Vas e Via, ci si è soffermati sulle potenzialità e criticità dei processi partecipativi, cui è stata dedicata una sessione del convegno. Rosanna Zavattini, del Servizio valutazione impatto ambientale della Regione Emilia Romagna, ha parlato dell’esperienza regionale, ponendo alcuni spunti di riflessione come quello del linguaggio utilizzato sia nei piani sia nei documenti di VAS, spesso poco chiaro persino agli addetti ai lavori. “C’è la necessità – ha affermato – di far evolvere il nostro approccio alla valutazione ambientale: la partecipazione deve essere oggetto di pianificazione e progettazione. Ed è questo il nostro obiettivo”.

Andrea Pillon, esperto di dibattito pubblico e gestione dei conflitti, ha analizzato le novità introdotte dal decreto sul dibattito pubblico entrato in vigore a fine agosto. “Uno strumento – ha notato – che consente di anticipare, per esempio, i problemi connessi alle grandi opere, ma che ha anche il rischio di mettere la parola fine alla realizzazione del progetto se il dibattito pubblico viene condotto male”.

Sempre nell’ambito del filone potenzialità e criticità dei processi partecipativi, sono intervenuti: Liliana Panei, dirigente del ministero dello Sviluppo economico, sulla consultazione pubblica per i progetti di interesse comune e il metanodotto di interconnessione Italia-Malta; Domenico Longhi, dirigente della Regione Abruzzo, sull’esperienza della Regione sull’inchiesta pubblica; Anna Cacciuni, dell’Osservatorio ambientale sul decommissioning della centrale nucleare del Garigliano, sul rapporto degli osservatori con le comunità locali.

Una sessione del convegno è stata dedicata all’informazione e comunicazione ambientale, con gli interventi del giornalista di “Repubblica” Antonio Cianciullo, del geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi e del coordinatore della IV Biennale Spazio pubblico Mario Spada. Tozzi ha messo in evidenza il fatto che spesso i media e i social non comunicano adeguatamente le tematiche ambientali e scientifiche, vuoi per scarsa conoscenza, vuoi per superficialità. “Quello che dovremmo scegliere sempre noi che facciamo comunicazione – ha detto – è il racconto: una storia che ci racconta quel territorio, spesso bellissimo ma martoriato, come Marghera o Porto Torres o Termini Imerese, e inserirla in un contesto internazionale”. Tozzi ha poi invitato a spostare il centro dell’attenzione sulla quotidianità dell’interazione: “Ci sono distanze ampie tra i cittadini e gli operatori della comunicazione: dobbiamo fare passi avanti”.

Il nesso tra comunicazione e sostenibilità ambientale è stato illustrato da Cianciullo, che ha sottolineato la necessità di fare comunicazione sostenibile, “guardando a tempi più lunghi di quelli dei politici”. Bisognerebbe puntare, dunque, per dirla con le sue parole, su “un’ecologia del desiderio”, che “dà un’attenzione in positivo su certi temi, dalla mobilità sostenibile alla gestione sostenibile dei rifiuti, mettendo da parte la comunicazione basata sulla paura, sui disastri che sono accaduti e che in parte accadranno”.

“La partecipazione è utile se sviluppa l’intelligenza collettiva delle comunità locali, che così sono messe in grado di promuovere la riconversione ecologica” – ha osservato successivamente Spada, che si è soffermato sugli strumenti di comunicazione e le tecniche di facilitazione.

E’ seguita una sessione sulla gestione dei conflitti, alla quale sono intervenuti Gaetano Borrelli, direttore dell’“Enea magazine”, e Stefano Lenzi, responsabile delle relazioni istituzionali del Wwf. Il conflitto politico sui rischi  e la necessità di politiche pubbliche che consentano la gestione del rischio sono alcuni dei temi affrontati da Borrelli nel suo intervento. Anche Lenzi, che ha espresso il punto di vista delle associazioni ambientaliste, si è soffermato tra l’altro sulla percezione distorta degli operatori della comunicazione, che dovrebbero tener presenti le tre “C”: “chiarezza, competenza, capacità di ascolto”.

Il workshop si è concluso con l’illustrazione di alcune esperienze di partecipazione nella VAS e nella VIA, raccontate da alcuni dei suoi protagonisti.

 

 

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