Le risposte del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti al question time di mercoledì 14 alla Camera dei Deputati

Interrogazione a risposta immediata dell’On. Vecchio
(Bonifiche SIN Siracusa)

Il SIN di Priolo-Augusta-Melilli è uno dei più problematici di Italia. Su di esso si sono stratificati 60 anni di industria chimica e della raffinazione: da Moratti alla Liquichimica degli anni ’50, alla Montedison, alla Esso, la Erg, fino all’odierna Lukoil. Almeno per la metà di questi sei decenni l’attività delle varie industrie che si sono succedute nell’area si è svolta senza che, all’epoca, esistessero cogenti normative ambientali con fenomeni gravi di inquinamento che sono purtroppo simili a tutti gli altri siti industriali “storici” del nostro paese.

Gli aspetti della complessa problematica della zona industriale siracusana sono molteplici e riguardano sia aspetti di inquinamento del terreno e delle acque, che problematiche connesse alla salute della popolazione che sono ben chiare al Governo.

Venendo ai temi affrontati nella interrogazione, ricordo che dei 774 milioni previsti come fabbisogno finanziario nell’accordo di programma del 2008, solo una parte, 106,8 milioni di euro, era coperto con risorse immediatamente disponibili; la rimanente quota di 667,7 milioni era previsto venisse coperta con risorse “programmatiche”, quindi di successiva individuazione e reperimento.

Tra le risorse immediatamente a disposizione una parte, circa la metà, erano riconducibili al Ministero dell’Ambiente, mentre l’altra metà era a carico della Regione Siciliana.

I fondi del Ministero dell’Ambiente, 50 milioni di euro, sono stati a suo tempo trasferiti al Commissario delegato per l’emergenza bonifiche in Sicilia, e quindi oggi sono nella disponibilità della Regione.

3 milioni e 700 mila euro sono stati impegnati per interventi già effettuati mentre la parte restante è ancora disponibile.

Inoltre il ministero ha successivamente destinato altre somme, circa 10 milioni, al SIN di Priolo. La Regione ha dimezzato il finanziamento originario di 50 milioni, portandolo a 25.

Le risorse attualmente disponibili da utilizzare per la formalizzazione del nuovo Accordo di Programma Quadro “Rafforzato”, che si rende necessario data la differente disponibilità economica rispetto al passato, ammontano a complessivi 82 milioni. Tale importo è stato quindi inserito nella bozza di Accordo, rispetto al quale il Ministero dell’Ambiente ha fornito le proprie proposte di integrazione sin dal 9 settembre 2014.

Ad oggi, tuttavia, la Regione Siciliana non ha ancora implementato il testo di Accordo con le schede intervento richieste dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Per quanto riguarda infine alla presenza di ceneri di pirìte segnalata nell’interrogazione, in particolare nell’area della Penisola Magnisi nel febbraio 2014, informo l’interrogante che l’attività di bonifica dell’area ha avuto inizio il 24 giugno 2014.


Interrogazione a risposta immediata dell’On. Bratti ed altri
(Bonifica deposito rifiuti radioattivi Comune di Statte – TA)

In località Vocchiano nel Comune di Statte, in provincia di Taranto, si trova un deposito temporaneo, denominato CEMERAD, che ha operato nel campo della raccolta di rifiuti radioattivi da applicazioni medico-industriali.

La società di riferimento, la CEMERAD S.r.l. , è stata dichiarata fallita nel 2005 e da oltre dieci anni il deposito è sottoposto a provvedimento di sequestro preventivo con affidamento in custodia giudiziaria all’Assessore all’Ecologia del Comune di Statte.

Ad aprile 2012 l’ISPRA ha effettuato un sopralluogo, nel quale ha riscontrato che la situazione potesse costituire nel suo complesso un caso di applicazione delle disposizioni dell’art. 126-bis del decreto legislativo 230 del 1995, in tema di interventi nelle esposizioni prolungate. L’ISPRA ha poi riferito di aver appreso dal Comune di Statte che lo stesso aveva già acquisito un progetto esecutivo per la caratterizzazione dei rifiuti radioattivi presenti nel deposito, per una spesa di 1,5 milioni di euro, la somma massima nelle disponibilità del Comune dedicabile al deposito.

Tale operazione è peraltro ritenuta propedeutica ai necessari interventi destinati, in particolare, al trasferimento dei rifiuti in un deposito idoneo, in vista del successivo smaltimento, e alla bonifica dell’area nel suo complesso, che comporterebbero una spesa complessiva valutata nell’ordine dei 5 milioni di euro.

Il Dipartimento della Protezione Civile, per procedere alla messa in sicurezza, con una nota del mese di agosto dello stesso 2012 aveva precisato che l’attuazione degli interventi previsti dalla legge dovesse essere coordinata, a livello locale, dalla competente Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo, avvalendosi delle risorse economiche già stanziate dagli enti locali.

Nell’informativa del 1° ottobre 2014, la Prefettura di Taranto – che si è attivata tempestivamente coordinando gli interventi e informando periodicamente le istituzioni interessate - ha comunicato che nel capannone sono conservati 16.724 fusti, di cui 3.344 contengono rifiuti radioattivi mentre nei rimanenti 13.380 sono contenuti rifiuti decaduti.

Risulta inoltre essere in corso di predisposizione, da parte del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, il Piano di Emergenza relativamente a scenari incidentali riguardanti il deposito.

Il 10 dicembre 2014 il Prefetto di Taranto ha segnalato che il Comune di Statte ha fatto pervenire una relazione con i quadri economici di due ipotesi alternative di intervento, quantificando in  5 milioni e 125.000 euro i costi relativi all’ipotesi di caratterizzazione dei fusti in loco e successivo smaltimento dei rifiuti speciali non radioattivi, ed in 9 milioni e 24.600 euro quelli relativi all’allontanamento di tutti i fusti per la successiva caratterizzazione e avvio allo smaltimento.

Quest’ultima ipotesi – come segnala la Prefettura - risulterebbe attuabile solo mediante ricorso a procedure di urgenza. Nella circostanza, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile ha evidenziato che la soluzione definitiva del problema deve trovare opportuna copertura finanziaria nelle risorse ordinarie della Regione Puglia e delle altre Amministrazioni locali interessate.

Il Ministero dell’Ambiente è in contatto continuo con la Prefettura di Taranto, che – ricordo - è Autorità competente per gli interventi di Protezione Civile e segue con la massima attenzione tutto l’evolversi della vicenda, avendo come obiettivi prioritari la piena sicurezza ambientale dell’area e la salute dei cittadini. 


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