Più soldi e meno burocrazia. Così arginiamo frane e alluvioni

Intervista al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a Il Resto del Carlino

Il ministro Galletti: «Basta emergenze, puntiamo sulla prevenzione»
«Nel nostro Paese il dissesto idrogeologico è un problema immane, e meno prevenzione facciamo più il dissesto si produce – ammette Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente –. Agire in prevenzione costa otto volte di meno che intervenire nell’emergenza, e si risparmiano soprattutto vite umane».

Eppure le emergenze sembrano non finire mai, e lo sappiamo bene in Emilia Romagna e nelle Marche: soltanto nell’ultimo anno abbiamo dovuto fronteggiare la disastrosa alluvione di gennaio nel Modenese con la rottura dell’argine del fiume Secchia in zone già segnate dal terremoto di due anni fa, e quella di maggio a Senigallia, inondata dalle acque del Misa. In più le bombe d’acqua dell’estate in Emilia, e le 17mila frane attive nel territorio marchigiano.

Ministro Galletti, tante emergenze aspettano risposte…

«Il mio ministero ha anticipato già di cassa, lo scorso luglio, 9 milioni di euro alla Regione Emilia Romagna e 7 milioni alle Marche per interventi urgenti sul dissesto idrogeologico: fondi immediatamente spendibili su accordi di programma già stipulati ma non ancora finanziati. Un’altra risposta verrà con il piano di risorse idriche».

Per quale ammontare?

«Siamo pronti a finanziare opere idriche in Emilia Romagna per 8 milioni e 800mila euro, e nelle Marche per 4 milioni e 700mila: sono interventi realizzati su proposta delle Regioni e dei Comuni. Credo che entro settembre riusciremo a chiudere gli accordi. Ma non è solo un problema di risorse…».

In che senso?

«Anche nel decreto “Sblocca Italia” abbiamo cercato di perseguire il criterio della semplificazione. A volte le risorse ci sono ma il meccanismo è così complesso che non si riesce a spenderle. Dunque per varie opere abbiamo disposto che sia necessario un’unica autorizzazione che assorbe tutte quelle precedenti, e ne abbiamo attribuito i poteri ai presidenti delle Regioni».

Un caso pratico?

«Per intervenire sull’argine di un fiume occorreva anche il permesso della Soprintendenza, oltre a una serie di autorizzazioni della Provincia e dei Comuni: ora il presidente della Regione, ovviamente nel rispetto delle regole, potrà dare il via».

Alcune questioni tuttavia sono aperte. Le trivellazioni, per esempio, oppure la realizzazione di depositi di stoccaggio di gas…

«Sono temi che non competono totalmente al ministero dell’Ambiente. Credo comunque che in campo ambientale, sulle decisioni complesse, dobbiamo passare dall’emotività alla scienza. L’ambiente va tutelato: è un bene pubblico e lo dobbiamo lasciare ai nostri figli, ma non possiamo andare avanti con le politiche locali dei no. Per esempio, nella filosofia dello “Sblocca Italia” c’è anche il divieto di goldplating».

Cosa significa?

«Tutte le leggi italiane non andranno più oltre i limiti stabiliti dall’Europa, che già sono dettati su base scientifica e applicano il criterio di prudenza. Se noi restringiamo ulteriormente questi limiti, rendiamo la vita impossibile a imprenditori e cittadini, e siamo meno competitivi».

L’Italia si sblocca anche così?

«Nel rispetto della tutela del territorio, le questioni ambientali non devono essere più vissute come un ostacolo allo sviluppo e all’occupazione, ma come uno strumento indispensabile: dobbiamo passare dalla cultura ambientale dei no a quella del fare. Certo, non è una sfida semplice».

 

 


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