Il ministro Galletti: «Così salverò l'ambiente e il lavoro»

Riduzione di CO2 entro il 2030, incremento delle rinnovabili che dovrebbero arrivare al 27% della produzione totale di energia per un investimento di circa 13,5 miliardi, lotta alla disoccupazione. Sono questi gli “ingredienti” più importanti sui quali punti il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, intervistato da Metro e Rinnovabili.it

Ministro Galletti, pochi giorni fa c’è stato l’ennesimo allarme degli scienziati dell’ONU, attraverso il quinto Rapporto dell’IPCC, sull’accelerazione delle emissioni di gas climaterante negli ultimi 10 anni. Quali saranno gli impegni dell’Italia in questo senso?

Siamo alla vigilia del semestre di presidenza italiana in Europa e, approfittando dell’opportunità offerte da questo ruolo, vorremmo dare alle questioni ambientali un peso determinante. Su questo tema vogliamo porci all’avanguardia, come Italia ma specialmente come Europa, e non nascondere le nostre responsabilità, giocando su questa partita, un ruolo trainante.

Ci sono ancora delle resistenze da parte di alcuni Paesi…

Direi sempre meno. Quei Paesi che si dimostravano ostili “a priori” sono attualmente impegnati alla ricerca di soluzioni. Alludo, ad esempio, alla Cina ed al Brasile. Abbiamo comunque molti alleati nel mondo per il raggiungimento di questo obiettivo.

E l’Italia?

L’Italia è tra i paesi più virtuosi. Abbiamo sottoscritto un accordo con altri 18 Paesi “sensibili”, tra cui Francia e Germania, per raggiungere la riduzione di un ulteriore 40% di riduzione di CO2 entro il 2030. Questo presuppone l’incremento delle rinnovabili che dovrebbero arrivare a livello europeo, sempre per quella scadenza, al 27% rispetto alla produzione totale di energia. Ci sono ancora resistenza da parte dei Paesi più legati agli interessi del fossile, ma credo in ultima analisi che l’Europa, anche grazie al semestre di presidenza italiana, riuscirà a rispettare questo ambizioso programma.

Negli ultimi tempi, in Italia, si fa di tutto per ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili. Quali saranno le posizione del suo Ministero nei loro confronti?

Vorrei fare una premessa: il futuro energetico del nostro Paese è nelle rinnovabili. E questo deve essere chiaro per tutti e senza la possibilità di fraintendimenti. Il nostro Paese, attraverso la politica del Conto Energia, ha e sta investendo molto sulle rinnovabili. Stiamo parlando di circa 13,5 miliardi e credo che dobbiamo continuare in questa direzione in quanto i risultati sono stati molti importanti. Sappiamo tutti che il costo dell’energia risente di questa scelta, credo però che sarebbe oggi un terribile errore strategico tornare indietro.

Quindi rinnovabili senza limiti…

Rinnovabili senza limiti, ma anche senza abusi e con tanta ragionevolezza e determinazione. Mentre possono esserci situazioni in cui è difficile immaginare l’inserimento delle rinnovabili – centri storici con particolari vincoli o territori con forti valenze ambientali – nella maggior parte dei casi le resistenze locali sono ingiustificate. Bisogna distinguere: dove si può fare e dove il buon senso consiglia di farlo.

Alla luce di quanto detto, quel’è la previsione del mix energetico nazionale nella prossima decade?

Partiamo dagli impegni europei che, come detto, ci portano a prevedere un 27% al 2030. Abbiamo identificato questa percentuale come obiettivo ambizioso, ma possibile. E’ chiaro che questa politica deve essere fortemente supportata dall’Europa stessa. Si tratta di un target molto alto, specialmente se messo in relazione al taglio di emissioni del 40% ma è possibile se l’Europa non lascia i Paesi membri a fare i conti da soli, con politiche nazionali del rigore. Insomma è giunto il momento in cui la politica deve scegliere: se quella ambientale è ritenuta una priorità, deve diventarlo anche dal punto di vista del sostegno economico.

E il nucleare si riaffaccerà all’orizzonte?

Lo escludo tassativamente, su questo sono stato particolarmente chiaro fin dall’inizio. Io sono rispettoso della scelta che hanno liberamente fatto gli italiani. Si sono espressi in modo negativo attraverso un referendum, quindi ribadisco: il tema del nucleare non è all’ordine del giorno di questo Ministero.

Parliamo di Green Economy. Quali sono, in Italia, le sue concrete possibilità di sviluppo e quali risultati prevede di ottenere a riguardo il governo?

La stupirò evitando la “trappola” della green economy. Vorrei andare più in là. Chiudere le opportunità dell’ambiente all’interno di una parte dell’economia, quella della green economy, secondo me è un errore. Noi dobbiamo riuscire a far passare il concetto che questo Paese avrà la possibilità di crescita solo se tutti i settori dell’economia saranno soggetti ad una valutazione sull’impronta ambientale. Oggi svolgere la propria attività attraverso una sensibilità all’ impronta ambientale permette agli imprenditori di massimizzare i profitti.

Mi spieghi meglio…

Parliamo di “economia circolare” o meglio di uso efficiente delle risorse. Cioè la possibilità di utilizzare materie prime che, alla fine del percorso di vita, siano riciclabili ed inseribili in un nuovo processo di produzione. Insomma immaginare dei cicli produttivi che forniscono materie secondarie che abbiano mercato e facili applicazioni. Ed è proprio questa la vera scommessa per l’economia italiana ed europea.


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