Clini: stop alla Via per il Gnl al largo di Trieste

“Non è rilasciabile la compatibilità del progetto offshore dell’E.On perché non ci sono elementi sui vincoli che le fasce di sicurezza imporrebbero al traffico marittimo e sulle acque territoriali di Slovenia e Croazia”. Lettera a Lubiana: “Considerare le problematiche ambientali dell’Alto Adriatico in un contesto unitario”.

Non è possibile rilasciare la Valutazione di impatto ambientale (Via) sul progetto di terminale offshore di rigassificazione del metano liquido (Gnl) proposto dalla compagnia energetica tedesca E.On al largo della costa triestina. Lo ha stabilito con un decreto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Per poter stabilire la compatibilità ambientale dell’impianto mancano i dati sulle conseguenze dell’istituzione della fascia di sicurezza attorno all’impianto, area che potrebbe estendersi anche nelle acque slovene e che potrebbe condizionare in modo rilevante il traffico marittimo nel porto di Trieste e nel golfo.
Un progetto di questo tipo dev’essere visto in una chiave complessiva insieme con altri progetti simili in corso in Slovenia e in Croazia, e per questo motivo il ministro ha scritto una lettera al ministro sloveno dell’Ambiente e dell’Agricoltura, Dejan Zidan, per ricordare che bisogna “considerare le problematiche ambientali dell’Alto Adriatico in un contesto unitario e allargato, che tenga conto anche della necessità di approvvigionamento e di diversificazione energetica dei Paesi rivieraschi”.
“Allo stato degli atti – spiega il ministro Clini – non è rilasciabile la Valutazione di impatto ambientale in quanto non sono disponibili i dati relativi all’estensione della zona di sicurezza attorno al rigassificatore, come le cosiddetta safety zone, la separation zone e il corridoio di sicurezza, anche in relazione con le direttive dell’Imo, l’International maritime organization”.
Per esempio, per un impianto analogo, quello realizzato negli anni scorso al largo del delta del Po di fronte a Porto Levante (Rovigo), la capitaneria di porto di Chioggia ha stabilito sulla base delle direttive Imo prescrizioni di sicurezza che – se applicate al progetto offshore di Trieste – “avrebbero impatti significativi sul traffico portuale di Trieste e sulle acque territoriali dei Paesi vicini”.


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