Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione

Varato il primo decreto attuativo del Piano d’azione del Green Public Procurement 

Green Public ProcurementDa oggi devono essere sostenibili per l’ambiente gli acquisti e i consumi effettuati dalla pubblica amministrazione.
Il provvedimento, il decreto ministeriale n.111 del 12 ottobre 2009 fortemente voluto dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, favorirà lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica.

Il decreto attuativo, conforme alle direttive dettate dalla Commissione europea attraverso il Green Public Procurement (GPP), è uno strumento di politica ambientale volontario. Sulla base del quale le amministrazioni pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita.

Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di GPP si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi sia ad incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti. I prodotti “ambientalmente preferibili” sono per esempio quelli meno energivori, costituiti da materiale riciclato e/o privi di sostanze nocive, di maggior durata o output di processi produttivi meno impattanti, meno voluminosi, di facile riciclabilità. E’ chiaro che orientare la domanda pubblica verso prodotti con queste caratteristiche consente una riduzione dei consumi energetici, specie quelli derivanti da fonti fossili, la parallela riduzione delle emissioni climalteranti, la diminuzione della quantità di rifiuti prodotti e del carico sulle risorse naturali.

I benefici ambientali sono rilevanti già solo considerando i volumi di spesa – in base alle stime della Commissione Europea, la spesa pubblica nei paesi membri per beni, servizi e lavori ammonta annualmente a circa il 16% del relativo PIL – ma lo sono ancor di più se si valuta l’effetto leva che queste pratiche comportano nel sistema produttivo. E’ stato calcolato infatti che se tutti gli enti pubblici nel territorio dell’UE richiedessero computer a basso consumo energetico, e questo orientasse l’intero mercato in quella direzione, 830mila tonnellate di CO2 non verrebbero più immesse nell’atmosfera; se tutti gli enti pubblici europei scegliessero servizi igienici e rubinetti efficienti nelle loro strutture, questo comporterebbe una riduzione del consumo di acqua intorno ai 200 milioni di tonnellate (pari allo 0,6 % del consumo totale delle famiglie nell’UE).

La diffusione capillare di pratiche di GPP è in grado di incidere positivamente quindi anche sulla competitività del sistema produttivo, che si troverà ad anticipare l’incessante evoluzione delle normative che introducono standard ambientali sempre più elevati e il trend della domanda sia pubblica che privata, sempre più orientata alla qualità ambientale.

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