Le risposte del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti al question time di mercoledì 19 alla Camera dei Deputati

Risposta On. Busto

Il decreto legislativo 4 marzo 2014 n. 45 ha istituito l’autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione, configurandola come un autonomo ispettorato nazionale, l’ISIN.

Sono organi dell’ISIN il direttore e la Consulta, che durano in carica sette anni e non sono rinnovabili.

Il direttore è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri da adottarsi su proposta del Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico, acquisiti i pareri favorevoli, espressi a maggioranza assoluta dei componenti, delle Commissioni parlamentari competenti.

In data 26 settembre i Ministri competenti hanno proposto la nomina del Cons. Antonio Agostini quale direttore dell’ISIN.

In ordine a tale proposta il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del successivo 6 ottobre scorso, ha avviato la procedura di nomina, dando corso alla richiesta di parere alle competenti Commissioni parlamentari.

Le Commissioni 10° (Industria, commercio, turismo) e 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato della Repubblica, nella seduta congiunta del 5 novembre, dopo aver separatamente proceduto all’audizione informale del Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, Barbara Degani, e del Cons. Antonio Agostini, hanno espresso parere favorevole alla nomina di quest’ultimo con la maggioranza dei voti richiesta.

Anche le Commissioni VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera, dopo un’audizione informale del dottor Agostini, hanno espresso il 6 novembre scorso il loro parere favorevole con la maggioranza assoluta dei voti richiesta.

Tanto premesso, prendo atto che gli Onorevoli interroganti chiedono se un’asserita mancanza di competenza specifica ascritta al Cons. Agostini e le perplessità manifestate in ordine al possesso dei richiesti requisiti di indiscussa moralità, connesse a un’indagine operata a suo carico dalla Procura di Roma, non rappresentino una ragione sufficiente per sospenderne il procedimento di nomina.

Per quanto riguarda il primo punto, concernente il possesso dei requisiti di professionalità ed esperienza, le competenti Commissioni parlamentari hanno già espresso il proprio favorevole parere con la maggioranza assoluta prevista dalla norma di riferimento, per cui ritengo che la questione sia stata già affrontata risolutivamente nella sede parlamentare.

Per quanto attiene poi ai requisiti di moralità, è il caso di ricordare che l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, disciplinato dall’articolo 415-bis del codice di procedura penale, costituisce un atto di garanzia dell’indagato e non implica alcuna prognosi in ordine all’accertamento di eventuali responsabilità penali.

Infine, ogni determinazione in ordine al prosieguo del procedimento avviato con la richiesta di parere alle Commissioni parlamentari è oggi rimessa alla sede propria,  che è quella del Consiglio dei Ministri, a suo tempo investito dalla mia proposta formulata di concerto col Ministro dello sviluppo economico.


Risposta On. Pellegrino

Ringrazio gli onorevoli interroganti, che mi danno l'opportunità – seppur brevemente - di tornare a spiegare quale sia l'impegno del governo di fronte a una  questione centrale per il Paese come il contrasto al dissesto idrogeologico, la cui urgenza è ormai sotto gli occhi di tutti. 

Il problema non è di facile né di rapida soluzione. Per anni l’uomo ha sfidato le leggi della natura. 

Lo ha fatto deviando corsi d’acqua, costruendo su territori non idonei, deturpando, condonando, utilizzando suolo in modo scriteriato, piegando a logiche egoistiche per interessi propri un bene di tutti. 

Oggi dobbiamo cambiare completamente verso. Siamo chiamati a tutelare e mettere in sicurezza il territorio per il presente e a conservarlo intatto per le generazioni future.

In questo tutti siamo chiamati ad essere parte attiva, ad ogni livello.

Il Governo fin dal suo primo giorno di attività si è trovato impegnato su due fronti: la soluzione all'emergenza e una nuova organica politica di prevenzione per evitare altri drammi come quelli che viviamo ormai ogni giorno.

In stretto coordinamento con la Struttura di Missione costituita a Palazzo Chigi per il contrasto al dissesto diretta dal dottor Erasmo D'Angelis, sono stati recuperati fondi  per circa 2 miliardi fermi per intoppi burocratici e cattive programmazioni. Molti di questi sono già cantieri e altri ne nasceranno da qui fino a fine anno. Abbiamo introdotto nuove norme, come quelle del Dl Competitività, che velocizzano e semplificano gli interventi, assegnando ad esempio ai Presidenti di Regione il ruolo di commissari straordinari, mettendoli dunque in condizione di operare con tempi e responsabilità finalmente chiare.

Il passo successivo, quello più importante perché guarda concretamente al futuro, è il Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico – una parte la presenteremo domani a Regioni ed enti locali - che prevede una spesa di circa 9 miliardi di euro nei prossimi sette anni, fino al 2021: oltre alle somme recuperate già citate, il Ministero dell'Ambiente intende chiedere cinque miliardi nell'ambito dei fondi di Sviluppo e Coesione, mentre due miliardi dovranno arrivare dal cofinanziamento delle Regioni.

La strada da fare è lunga e difficile. Ma questo sforzo, quello del governo come quello delle Regioni, chiamate a mettere il dissesto al centro delle loro politiche più di quanto non lo sia stato fino a oggi, sarà inutile senza un profondo cambiamento culturale.

Un cambiamento che parte dalle amministrazioni ma del quale ogni cittadino deve sentirsi protagonista. 

Serve insomma una grande alleanza tra i livelli istituzionali e le comunità, in cui ognuno per le sue responsabilità sappia fare le scelte giuste, anteponendo la tutela del territorio e il rispetto dell'ambiente alla sopraffazione delle leggi naturali e del bene comune.


Risposta On. Squeri

Torno sul tema già oggetto della precedente interrogazione ribadendo che per far fronte al rischio idrogeologico il Ministero dell’Ambiente e la Struttura di Missione lavorano in stretta collaborazione per un grande Piano operativo e organico di prevenzione all’emergenza idrogeologica.

Fin dal primo giorno il nostro obiettivo è stato l’accelerazione e lo sblocco delle opere della vecchia programmazione 1998-2010 e quindi la messa a punto, entro i prossimi due mesi, della nuova programmazione settennale, attraverso un sistema di accordi di programma e accordi di programma quadro fra lo Stato e le singole Regioni, confermando anche l’attuale modello di governance con i Presidenti delle Regioni quali Commissari di Governo. Parliamo, lo ricordo, di un Piano nazionale che vale circa 9 miliardi in 7 anni: uno sforzo senza precedenti, cui accompagnare un'inflessibile azione di monitoraggio per evitare gli errori del passato e un continuo adeguamento normativo, con nuove semplificazioni che rimuovano quelle troppe regole farraginose che oggi bloccano gli interventi e non fanno certamente il bene dell'ambiente e, come purtroppo abbiamo visto, dei cittadini.

Lavoriamo poi alla predisposizione di un Piano per le aree metropolitane, avviato già dal mese di agosto del 2014, che prevede investimenti significativi per oltre un miliardo di euro e la cui prima tranche per 110 milioni di euro è stata anticipata nel decreto “Sblocca Italia”, risultante dal mancato utilizzo di un residuo del precedente ciclo di programmazione 2007-2013 del fondo Sviluppo e Coesione.

Inoltre, con la riforma delle Autorità di Bacino e la prevista trasformazione in Distretti idrografici, si punta a rafforzare il ruolo delle Autorità come punto di riferimento per la ricerca e lo studio tecnico e tecnologico svolto nelle diverse sedi scientifiche, interne ed esterne alla pubblica amministrazione (in stretta collaborazione e integrazione con l’ISPRA) e quindi come autorità di validazione delle progettazione degli interventi contro il rischio idrogeologico che vengono realizzati su scala regionale e locale.

Con riferimento a quanto citato nelle premesse dell’interrogazione, riguardo all’esondazione del fiume Seveso a Milano, il mio Ministero con l’unità di Missione, la Regione Lombardia e il Comune stesso di Milano, sono pienamente consapevoli della priorità che tale intervento deve assumere all’interno della programmazione e nel relativo finanziamento.

I lavori, già validati tecnicamente dall’Autorità di bacino del PO e dall’Aipo, consistono nella predisposizione di quattro vasche di laminazione (Vasca di laminazione di Senago , Vasca di Paderno Dugnano, Vasca di Varedo, Vasca di Lentate sul Seveso) e nella realizzata opera di adeguamento dello scolmatore di Nord Ovest.

Inoltre è prevista, per il fiume Lambro, un’area di laminazione a Inverigo, Nibionno, Veduggio che è in corso di progettazione definitiva, da parte del Consorzio Parco Valle del Lambro, e di cui verrà a breve avviata la procedura di VIA.

 


Ultimo aggiornamento 25.11.2014