Galletti: "pronto un piano del Governo per adattarci ai cambiamenti climatici"

Intervista del ministro Galletti al Messaggero.
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio da neanche nove mesi, Gian Luca Galletti è già alla sua terza emergenza: prima Genova, poi la Maremma , e ora Roma e il Sud, sulla Sicilia s’è abbattuto addirittura un ciclone.

Ministro com’è ridotta questa nostra Italia?
S’è fatto troppo poco nel passato, stiamo scontando un ritardo di decenni. Che dirle? Vedo un paese fragile…

I soldi c’erano e  non sono stati spesi, a Genova come altrove. Come è potuto accadere?
E’ il primo problema che ci siamo posti, quello della gestione dell’emergenza. Per non ricadere negli errori e nei ritardi del passato, ci siamo organizzati con una cabina di regia a Palazzo Chigi. La guida Erasmo De Angelis, già sottosegretario ai Trasporti nel governo Letta. E abbiamo due miliardi in cassa, da spendere subito, per combattere il dissesto idrogeologico nella Penisola.

Ma basterà questa cabina di regia?
Ci stiamo muovendo, anzi, ci siam già mossi su un altro fronte delicato, quello della semplificazione delle norme. E’ dell’estate scorsa un decreto legge che cancella le vecchi figure dei commissari straordinari per il dissesto idrogeologico e che affida questi poteri ai presidenti delle Regioni. Basterà un solo ok, insomma, e non più dieci timbri diversi per far partire i lavori. Un colpo decisivo alla vecchia burocrazia.

Pochi mesi, avete già raggiunto qualche risultato?
Siamo riusciti ad aprire duecento cantieri per l’Italia e altri duecento contiamo di aprirli entro la fine di questo 2014. Con una logica sempre efficace, grazie allo Sblocca Italia stiamo dirottando tutti i finanziamenti verso le opere che sono già a buon punto, per completare almeno quelle invece di spendere le risorse in mille rivoli.

Fin qui l’emergenza, ma più a lungo respiro?
Martedì prossimo agli Stati generali sul dissesto idrogeologico discuteremo prevenzione. Dimostreremo che anche per la prevenzione i soldi ci sono, cinque miliardi di euro della Coesione territoriale, fondi che arrivano dall’Europa, che ne metteranno in moto altri due, sbloccati dalle regioni italiane. Sette miliardi in sette anni, perché il piano andrà fino al 2020.

Certo, i mutamenti climatici non aiutano.
“E’ così. I vecchi modelli matematici delle previsioni non ci permettono più di essere al sicuro. Per questo abbiamo preparato anche un piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Lo presenteremo alla prossima conferenza Stato regioni: un rovesciamento di prospettiva per il nostro territorio che morfologicamente è così complesso”.

Quanto ci vorrà per vincere questa battaglia?
“Sono realistico, i tempi non saranno brevi. Si tratta di interventi spesso molto complessi, anche al di là della burocrazia, che fra progettazione e realizzazione richiedono lunghi passaggi. E vanno fatti con criterio, soltanto dopo aver capito se certi disastri, certe tragedie sono dovuti all’incuria dell’uomo, ai cambiamenti climatici o a tutt’e due le cose. Ma l’impegno è stato preso: lasciare un territorio migliore ai nostri figli”.

Lei ha parlato spesso in questi giorni dell’esigenza di un cambiamento anche “culturale”. Cosa intende?
“Che non vanno più costruite le case nell’alveo dei fiumi”.

Genova in ginocchio. Cosa state facendo in concreto?
“I lavori sul Bisagno sono la prima vera urgenza. Abbiamo 110 milioni di euro da spendere subito, anche qui, per Genova, a Milano per il Seveso e per altre città del Nord. E li spenderemo. Poi faremo accordi di programma con le Regioni per una scala di interventi prioritari”.

Scene di distruzione e di disperazione negli stessi posti a distanza di pochi anni. Non è troppo anche per questo Paese?
“Mi auguro che la lezione sia servita. A tutti”.

Nino Cirillo


Ultimo aggiornamento 12.11.2014