Dissesto e bonifiche Campania: le risposte del ministro Galletti al question time presso Camera dei Deputati

Interrogazione a risposta immediata dell’On. Guidesi ed altri (dissesto idrogeologico)

Al fine di arginare le criticità legate al dissesto idrogeologico, tenuto conto anche della naturale fragilità del territorio italiano, a partire dal 2014 l’azione del Governo è stata finalizzata ad affrontare in modo più efficace sia la programmazione che l’attuazione degli interventi.

In particolare i Presidenti di Regione sono subentrati alle precedenti gestioni commissariali con poteri ampliati e rafforzati allo scopo di accelerare e semplificare sia la fase di progettazione che quella di autorizzazione ed esecuzione.

Con il cosiddetto “Sblocca Italia” sono state definite nuove regole per la programmazione, in coerenza con un quadro effettivo del rischio e garantendo criteri di trasparenza nella selezione degli interventi.

Il Ministero dell’ambiente, insieme alla Struttura di missione, ha quindi avviato il Piano Operativo Nazionale degli interventi per il periodo 2014-2020.

Tale Piano è stato definito attraverso le proposte presentate dalle Regioni attraverso l’utilizzo del sistema web ReNDiS - Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo - del Ministero dell’ambiente in collaborazione con ISPRA. L’insieme degli interventi indicati raggiungono un importo pari a circa 20,3 miliardi di euro. Rispetto a tale stima complessiva, l’importo delle richieste validate dalle Regioni ammonta a circa a 17,5 miliardi di euro.

Va precisato inoltre che si è voluto recuperare il ruolo fondamentale svolto dalle Autorità di bacino nell’attività di pianificazione e di individuazione degli interventi, chiamandole a esprimersi sulla tipologia e localizzazione del dissesto e sull’effettiva relazione fra intervento proposto e recupero dell’assetto idromorfologico dell’area.

Inoltre il Collegato Ambientale ha profondamente modificato alcune norme chiave del settore, prima fra tutte quella sulla riforma delle Autorità di bacino distrettuali.

Sono stati inoltre approvati dal Ministero, in coordinamento con le regioni, lo scorso 3 marzo, i due nuovi masterplan di riferimento in materia di acqua e di gestione del rischio di alluvioni, coordinati a livello di distretto idrografico, espressamente richiesti dalle normative comunitarie.

Con specifico riferimento alla pulizia degli alvei dei fiumi e dei torrenti dai tronchi d’albero o altro materiale vegetale, si fa presente in ogni caso che tale attività è di competenza regionale.

Riguardo la questione della sabbia e della ghiaia trascinate dalla corrente, nel “Collegato ambientale” è stata affrontata con una norma specifica, che prevede che le Autorità di bacino predispongano il programma di gestione dei sedimenti a livello di bacino idrografico.  

Tali attività strategiche nel settore della manutenzione e della pulizia degli alvei dei fiumi, devono fondarsi su un quadro conoscitivo aggiornato rappresentato, nello specifico, dai Piani di gestione e dalle loro attuazioni a livello territoriale. Solo su queste basi sarà, d’ora in avanti, possibile fondare una rinnovata azione di manutenzione del territorioitaliano e programmare gli interventi manutentivi necessari.
 


Interrogazione a risposta immediata On. Matarrese (Stato attuazione misure contro il dissesto idrogeologico)

Il tema del dissesto idrogeologico, come già evidenziato, è una problematica molto sentita dal Governo.

L’azione del Ministero dell’Ambiente in passato è stata finalizzata alla sottoscrizione, nel 2010, degli Accordi di programma con le Regioni per la messa in sicurezza del territorio.

Il valore complessivo degli accordi è di oltre 2 miliardi di euro (di cui 883 milioni di fondi del Ministero 1284 di risorse regionali) con più di 1600 interventi finanziati. Sul totale delle risorse assegnate con gli Accordi: 138 interventi sono ancora da avviare, 242 in progettazione, 699 in esecuzione e 541 conclusi.

E questa è la situazione ad oggi. due anni dopo che il Governo ha preso in mano la situazione, sbloccando centinaia di progetti fermi e riattivando procedure che sembravano irrimediabilmente bloccate. 

Attualmente, il Ministero dell’Ambiente sta procedendo in coordinamento con la Struttura di Missione, alla predisposizione della nuova programmazione degli interventi. In particolare,  si sta lavorando con le Regioni alla definizione del Piano nazionale di prevenzione e di contrasto al dissesto per gli anni 2015-2023, nell’ambito del quale è stato già approvato nel settembre scorso il “Piano stralcio per le aree metropolitane e le aree urbane con alto livello di popolazione esposta al rischio di alluvioni”, costituito da una sezione attuativa e già finanziata (33 interventi per 654 milioni di euro) e da una sezione programmatica (99 interventi per 650 milioni di euro) destinata a futuro finanziamento.

Il Piano Nazionale potrà essere finanziato attraverso le risorse di bilancio ordinarie e le risorse della politica di coesione nazionale ed europea.

Per quanto riguarda le risorse ordinarie è stata prevista l’assegnazione di 150 milioni di euro nell’anno 2016, 50 milioni nell’anno 2017, 150 milioni di € nell’anno 2018 e 1.700 milioni di euro per il periodo 2019-2030. Per integrare tali risorse si sta valutando con gli enti di credito europei la richiesta di un mutuo per finanziare una parte del Piano nazionale.

I fondi nazionali Sviluppo e Coesione 2014-2020 sono stati parzialmente attribuiti alle Regioni del Meridione attraverso la sottoscrizione dei “Patti per il Sud”, per il contrasto al dissesto idrogeologico circa 1,5 miliardi di euro. Un’ulteriore assegnazione di risorse sarà fatta a valere sulla quota residua del Fondo.

Per quanto concerne invece le risorse della coesione europea, si segnalano diversi interventi finanziati con i Programmi operativi regionali (POR), per circa 1,2 miliardi di euro.

Si segnala da ultimo che il  Collegato Ambientale, per favorire le necessarie attività progettuali, ha istituito un Fondo di 100 milioni per la progettazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico che sarà disciplinato con un decreto in corso di sottoscrizione.
 


Interrogazione a risposta immediata dell’On. Petrenga ed altri (bonifica e risanamento territoriale nella Regione Campania)

Il decreto legge 185 del 2015 prevede «Interventi straordinari per la Regione Campania» e specifica i compiti delegati al Presidente della Regione per dare esecuzione alla sentenza della Corte di Giustizia Europea.

In ottemperanza al decreto, la Regione Campania ha approvato il Piano Stralcio Operativo e pubblicato la gara per lo smaltimento di una prima quota di ecoballe.

Come sappiamo, nei giorni scorsi le prime ecoballe hanno lasciato la Campania: è un segno evidente della presenza dello Stato per sovvertire una situazione che era diventata l’emblema non solo dello scempio ambientale, ma anche della generale incapacità di affrontare e risolvere il problema rifiuti.

La Regione ha inoltre approvato il Piano Straordinario d’Interventi, che si configura come variante al Piano regionale. Nel febbraio di quest’anno, la Regione ha inviato al Ministero l’informativa sull’avvio della procedura di scoping di VAS per l’aggiornamento del Piano regionale. Il Piano straordinario riguarda, in particolare, lo smaltimento dei rifiuti in deposito nei diversi siti della Regione Campania, risalenti al periodo emergenziale 2000/2009, nonché la bonifica, la riqualificazione ambientale e il ripristino dello stato dei luoghi.

Il Ministero ha già trasmesso le osservazioni relative alla richiamata procedura di VAS regionale.

E’ stata inoltre istituita la Commissione per l’individuazione e il potenziamento delle azioni e degli interventi di prevenzione del danno ambientale e dell’illecito ambientale, nonché di monitoraggio, tutela e bonifica dei terreni, delle acque di falda e dei pozzi della Regione Campania.

I suoi lavori fin dall’insediamento hanno riguardato innanzitutto la mappatura dei terreni destinati all’agricoltura, per accertare l’eventuale esistenza di effetti contaminanti.

Le linee di indirizzo prevedono, tra l’altro, misure volte al contrasto dei roghi; censimento e verifica delle aree interessate da abbandono e interramento dei rifiuti; monitoraggio delle matrici agro-alimentari; misure di prevenzione, messa in sicurezza, bonifica; attività di vigilanza e controllo; comunicazione, sensibilizzazione e informazione della popolazione; controlli sanitari.

Il territorio della “Terra dei Fuochi”, costituito da 55 Comuni, è stato oggetto di analisi epidemiologica da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicata in uno specifico rapporto.

C’è dunque in corso un lavoro intenso, trasparente e coordinato tra tutti i livelli di governo, che sta dando i suoi primi risultati ma che occorre proseguire con sempre maggiore determinazione e senza incertezze.

 

 


Ultimo aggiornamento 15.06.2016