CO2, Prestigiacomo: Chiediamo alla UE soluzioni condivise per evitare scelte onerose che non giovano all'ambiente

"Abbiamo posto alla Commissione Europea un problema reale, che deriva dalla logica distorta della vecchia direttiva emission trading, logica che infatti è stata modificata nella nuova direttiva approvata nel dicembre scorso nel cosiddetto pacchetto "20-20-20".

In base a quella logica - che il Governo dell’epoca avallò e sulla quale condusse una trattativa al ribasso pur avendo dati diversi sulle quote necessarie per i nuovi impianti a partire dal 2009 - l’Italia dovrebbe pagare circa 1 miliardo di euro per acquistare diritti di emissione da paesi che ne hanno la disponibilità.

Una disponibilità che non deriva, nella maggior parte dei casi, da una maggiore "virtuosità ambientale" ma dal fatto che si sono prese come parametro le "emissioni storiche". Così molti paesi, specie all’est, che hanno dovuto dismettere impianti obsoleti e molti inquinanti, si ritrovano oggi con quote d’emissione in eccesso e che possono vendere sul mercato. Paradossalmente l’Italia dovrebbe comprare quote d’emissione da chi inquina di più. Tutta questa operazione sarebbe onerosissima e non porterebbe alcun vantaggio all’ambiente.

Credo sia doveroso che il Governo chieda all’Europa di affrontare questo tema e trovare soluzioni condivise in un momento in cui si chiede agli stati di incrementare le risorse per l’ambiente. Sarebbe infatti molto singolare che all’Italia si chiedesse di investire una cifra enorme non per migliorare la propria efficienza energetica, non per investire in fonti rinnovabili, non per la ricerca, ma per pagare un dazio ad altri paesi europei".

Stefania Prestigiacomo

Roma, 24 settembre 2009


Ultimo aggiornamento 19.08.2013