Clima: protocollo Galletti - Moratti, imprenditori green in Africa

Intesa Ministero dell’Ambiente e Fondazione E4Impact, “trasferire conoscenze nei Paesi emergenti per vincere sfida Cop21 Parigi”
Roma, 23 dic – Una nuova generazione di imprenditori ‘green’ nel continente africano per vincere la sfida lanciata alla Cop21 di Parigi. E’ obiettivo del protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e la Fondazione E4Impact (Entrepreneurship for impact), firmato oggi a Roma dal ministro Gian Luca Galletti e dalla presidente della Fondazione Letizia Moratti, che delinea le azioni necessarie per formare una classe manageriale pubblica e privata adeguata a sostenere le attività d’impresa per la crescita sostenibile nelle aree emergenti dell’Africa.

“La grande svolta dell’accordo di Parigi – sottolinea il ministro Galletti – è rappresentata anche da quell’impegno a trasferire negli Stati in via di sviluppo le tecnologie e le conoscenze per avviare il nuovo corso economico-sociale indicato dalla Cop21. Il protocollo coglie in pieno proprio questa ‘mission’: non fermarsi ai finanziamenti verso i Paesi emergenti, ma elaborare soluzioni di sviluppo, incentivando in quelle aree la crescita di una nuova cultura imprenditoriale fondata sulla sostenibilità”.

"L'accordo di Parigi  - afferma la presidente Moratti - ha rappresentato davvero uno snodo cruciale per la definizione di linee e azioni per il futuro del nostro pianeta e delle prossime generazioni. Personalmente credo che l'efficacia delle azioni per il raggiungimento dei nuovi Obiettivi del Millennio dipende in larga parte dal livello di partecipazione e cooperazione tra soggetti diversi. Ed il protocollo tra la Fondazione E4Impact ed il Ministero dell'Ambiente va proprio in questa direzione. Grazie alla collaborazione tra Ministero e la Fondazione E4Impact, verranno infatti rafforzate le azioni di supporto e cooperazione in campo ambientale nei Paesi Africani - Africa subsahariana - e del Mediterraneo"

A seguito dell’accordo di Parigi, come ricorda il Protocollo siglato oggi alla presenza anche del sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani, “i Paesi sviluppati sono chiamati ad un maggiore impegno per assicurare che le giuste rivendicazioni di crescita economica nei Paesi in via di sviluppo siano dissociate dalle pressioni ambientali. E uno dei capitoli più importanti dell’accordo è legato al rafforzamento delle loro capacità istituzionali”.

Durante la Conferenza sul Clima, il ministero dell’Ambiente ha concluso accordi di collaborazione con vari Paesi fra i più vulnerabili. Nell’ambito del ruolo guida del Dicastero, il protocollo sarà quindi un incentivo a sviluppare tecnologie sostenibili nei Paesi Africani, attraverso una fitta collaborazione tra imprenditori e territorio e valorizzando le attività di quelle imprese italiane che decideranno di cogliere la sfida di questo nuovo modello di sviluppo. L’attività della Fondazione E4Impact sarà orientata a creare le sinergie necessarie pubblico-privato per favorire “la nascita, la crescita e la diffusione di imprese capaci di generare un positivo impatto sociale, nonché sostenere la formazione di manager privati e pubblici”.

La Fondazione E4Impact, nata lo scorso settembre per iniziativa di Securfin, Mapei, SaliniImpregilo, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Associazione Always, ha come obiettivo di sostenere l’impact entrepreneurship in Africa attraverso una grande alleanza con le università africane per sviluppare con servizi di formazione e coaching una nuova generazione di imprenditori a forte valenza sociale.

 Tre le principali attività della Fondazione: formare nuovi imprenditori africani mediante un programma executive, accrescere le competenze di docenti e staff delle università africane, fare da ponte per le imprese italiane che intendono operare nei mercati africani. Attualmente la Fondazione E4Impact, con 185 imprenditori formati e 206 in corso di formazione, è attiva oggi in Kenya, Uganda, Ghana, Costa d’Avorio e nel 2016 in Senegal, Nigeria, Tanzania ed Etiopia. La Fondazione conta di essere presente in almeno 16 Paesi africani entro il 2020.


Ultimo aggiornamento 01.01.2016