Cetacei: si cerca la causa di morte della balena di Rosignano. Arrivati a quota 86 i ritrovamenti di delfini

La balenottera trovata morta martedì pomeriggio sulla spiaggia di Rosignano Solvay (Livorno) è il primo caso di “spiaggiamento” di un esemplare di balenottera comune (balenoptera physalus) da inizio anno. L’esame della carcassa, molto degradata, non ha permesso di chiarire il motivo della morte del grande animale.

 
Nel frattempo la Rete spiaggiamenti e il Cert (Cetaceans stranding emergency response team) dei ministeri dell’Ambiente e della Salute, hanno censito da gennaio 86 casi di corpi di delfini della specie stenella striata (stenella coeruleoalba)  fra la Sicilia e la Toscana; per questi delfini la causa più probabile della morìa sembra ancora un’infezione da morbillo. Gli ultimi casi in Sicilia a Milazzo e in Sardegna a Cala Reale (Porto Torres).
 
 
Mercoledì a Rosignano una squadra del Cert coordinata dal professor Sandro Mazzariol, dell’Università di Padova, ha compiuto le prime rilevazioni.
L’animale è una balenottera femmina lunga 16,4 metri e pesante 15 tonnellate.
Purtroppo le condizioni di conservazione del corpo dell’animale, molto degradato, hanno reso impossibile ogni accertamento sulle cause di morte, e in particolare non hanno permesso di campionare i tessuti necessari a effettuare indagini microscopiche e microbiologiche.
Si sta tuttavia tentando la ricerca molecolare di morbillo e di toxoplasmosi (toxoplasma gondii).
La balena aveva alcune coste fratturate. Con tecniche di ricerca di emboli lipidici si cercherà di capire se queste fratture siano precedenti alla morte, tuttavia i ricercatori del Cert ritengono che con molta probabilità le costole siano state spezzate dagli urti della carcassa spinta dalle ondate contro la riva.
 
Il caso della balenottera si aggiunge all’elenco dei numerosi cetacei ritrovati morti da inizio anno, precisamente 7 esemplari di tursiope (tursiops truncatus), 1 esemplare di globicefalo (globicephala melas), che rappresenta di per sé un’anomalia (risale infatti al 2007 l’ultimo spiaggiamento accertato), 1 esemplare di grampo (grampus griseus), per il quale bisogna attendere i risultati degli esami poiché si tratta di un ritrovamento inusuale per un animale che solitamente vive ad altissime profondità, e 83 esemplari di stenella striata (stenella coeruleoalba).
 
Fra i delfini della specie stenella striata, stando ai dati registrati dalla Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi circa il 50% degli animali finora esaminati (12 su 24) è risultato infetto dal virus del morbillo (dolphin morbillivirus), responsabile in passato di due gravi epizoozie nel Mediterraneo (tra il ‘90 e il ‘92 e tra il 2006 e il 2008) e di altri episodi analoghi nel resto del mondo. È stata anche evidenziata la capacità del virus di infettare altre specie di mammiferi acquatici.
 
Su circa il 60% degli esemplari esaminati (20 su 32) è stato isolato anche il batterio photobacterium damselae, responsabile di sindromi emolitiche ed emorragiche. Il ruolo di questo agente nell’anomalia in corso rimane tuttavia ancora da comprendere, poiché questo batterio si sviluppa anche nelle carcasse in decomposizione.
 
In generale, tutti i delfini erano fortemente infestati da parassiti, indice di un quadro immunitario compromesso in modo significativo.
 
Tra le ragioni possibili, oltre al morbillivirus o altri agenti biologici, non si possono escludere anche inquinanti che si accumulano nei tessuti dei cetacei e che possono alterarne la risposta immunitaria.
 
Si tende comunque a escludere episodi di tossicità acuta dovuta all’inquinamento, poiché una circostanza di questo tipo avrebbe danneggiato più specie animali e tutte nello stesso momento.
 
A due mesi dall’inizio dell’anomala morìa di stenelle lungo le coste del Tirreno - prevalentemente in Toscana, Lazio, Calabria, Sicilia e Campania - per comprendere meglio la natura di questo fenomeno dovranno essere ultimate a breve altre analisi i cui esiti saranno confrontati con quelli di altre ricerche, in particolare con le indagini genetiche per lo studio di popolazione di stenelle e quelli relativi ai fattori meteo-marini.
 

BALENA SPIAGGIATA IN TOSCANA. SI AGGIUNGE AI DELFINI RITROVATI NELLE COSTE TIRRENICHE. GLI ESAMI DI LABORATORIO PROSEGUONO.

Ai delfini della specie Stenella coeruleoalba spiaggiati nelle coste tirreniche si aggiunge una balenottera femmina lunga 16,4 metri e pesante 15 tonnellate, trovata morta sul litorale di Rosignano in provincia di Livorno.I veterinari e i tecnici della sezione di Pisa dell'IZS Lazio e Toscana hanno collaborato nelle immediate operazioni di esame della carcassa al
ritrovamento in spiaggia, hanno eseguito sulla balena prelievi di tessuto ed organi, su cui hanno avviato il giorno stesso gli esami di laboratorio per stabilire quali sono state le cause della morte del cetaceo.Questo episodio di spiaggiamento di un importante esemplare di mammifero marino, si aggiunge ai numeri che da gennaio ad oggi hanno
contato nel Mediterraneo.

La Rete spiaggiamenti e il Cert (Cetaceans stranding emergency response team) dei ministeri dell’Ambiente e della Salute, hanno censito da gennaio 86 casi della specie Stenella coeruleoalbo.Sono 52 gli esemplari arrivati nei laboratori dell’IZS Lazio e Toscana: 30 nella sede centrale di Roma e 22 in Toscana, presso la sezione di Pisa.L’IZS del Lazio e della Toscana e gli altri istituti le cui regioni di competenza sono state interessate dal fenomeno (Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna) stanno eseguendo esami a tutto campo, senza escludere alcun ambito di indagine: accertamenti anatomo-patologici, istologici, batteriologici, parassitologici, virologici, tossicologici e chimici, necessari a definire con certezza la causa di questa moria anomala di cetacei nelle coste tirreniche.I primi risultati ottenuti sono in corso di ulteriore verifica. La situazione a livello nazionale è riportata nel sito del  ministero dell'Ambiente.

 
Della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi marini fanno parte, tra gli altri, gli Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs), coordinati dall’Izs di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, la Banca dati spiaggiamenti (Bds) dell’università di Pavia, il Cetaceans stranding emergency response team (Cert) e le università di Padova, Siena e Teramo.

Ultimo aggiornamento 07.08.2013