Direttiva gestione qualità delle acque di balneazione (2006/7/CE)

L’attuale normativa, di competenza primaria del Ministero della Salute, che regola la balneazione è la direttiva 2006/7/CE “relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e che abroga la direttiva 76/160/CEE”, recepita dal D.Lgs 30 maggio 2008, n. 116 "Attuazione della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e abrogazione della direttiva 76/160/CEE", successivamente implementata dal Ministero della Salute con DM 30 marzo 2010 "Definizione dei criteri per determinare il divieto di balneazione, nonché modalità e specifiche tecniche per l’attuazione del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, di recepimento della direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione", quest’ultimo, poi, modificato dal DM del 19 aprile 2018 “Modifica del decreto 30 marzo 2010, recante: "Definizione dei criteri per determinare il divieto di balneazione, nonché modalità e specifiche tecniche per l’attuazione del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 116, di recepimento della direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione"

Con la Direttiva 2006/7/CE, recepita dal D.Lgs 30 maggio 2008, n. 116, viene introdotto un nuovo sistema di controllo e di gestione della qualità delle acque di balneazione, basato su un’attività di monitoraggio e un’attività preventiva. Tale attività, rappresentata dal profilo delle acque di balneazione, prevede un’analisi territoriale a livello di bacino idrografico, volta a prevenire o attenuare le conseguenze degli inquinamenti con particolare attenzione a quelli dovuti a cause accidentali. Questo nuovo sistema di gestione è perfettamente in linea con la concezione olistica per la protezione dell’intero corpo idrico, introdotta dalla direttiva quadro in materia di acque (2000/60/CE) e con la quale è strettamente connessa. Infatti, l’obiettivo principale da perseguire è il raggiungimento del “buono” stato ambientale, per tutelare la salute umana, le risorse idriche, gli ecosistemi naturali e la biodiversità. Tale obiettivo deve essere perseguito a livello di ciascun  bacino idrografico e, pertanto, è necessario procedere all’analisi delle caratteristiche di un bacino idrografico e degli impatti e delle pressioni, anche potenziali, dovute alle attività umane. Infatti, secondo la definizione riportata nella direttiva quadro l’inquinamento è “l’introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività umana, di sostanze o di calore nell’aria, nell’acqua o nel terreno, che possono nuocere alla salute umana o alla qualità degli ecosistemi acquatici degli ecosistemi terrestri che dipendono direttamente da ecosistemi acquatici, perturbando, deturpando o deteriorando i valori ricreativi o altri usi legittimi dell’ambiente”. Nel rispetto di questa definizione, la normativa balneazione prevede, all’interno del profilo, una specifica sezione inerente l’individuazione e la descrizione di un’area di influenza quale unità fondamentale per l’analisi delle caratteristiche del bacino idrografico, con particolare riferimento alle possibili fonti di inquinamento e le loro vie di diffusione. Inoltre, sono parte integrante di questa analisi le informazioni sull’uso del suolo. Geograficamente l’area d’influenza coincide con una porzione o con l’intero bacino drenante connesso con l’acqua di balneazione, in cui la presenza di fonti di inquinamento diffuse o puntuali potrebbero incidere sulla qualità dell’acqua. Le fonti puntuali (es. sistemi di trattamento reflui, scaricatori di emergenza della rete nera, sfioratori di piena delle reti miste e scarichi di reti bianche, scarichi diretti da impianti industriali) sono considerate le maggiori fonti di contaminazione microbiologica per le acque di balneazione. Per questo motivo nel profilo ne dovrebbe essere fatta una descrizione contenente almeno la localizzazione, il numero, la tipologia, le caratteristiche associate e il tipo di scarico predominante.

Le fonti diffuse sono principalmente presenti in aree in cui l’agricoltura è praticata in maniera intensiva, i cui effetti nocivi per l’acqua di balneazione sono dovuti ad ingenti apporti di contaminanti microbiologici e chimici (eccesso di nutrienti) a seguito di runoff durante forti piogge.

L’insieme di tutte queste informazioni costituisce la descrizione dell’area d’influenza necessaria per una migliore gestione degli impatti e quindi una più approfondita valutazione qualitativa. Per una valutazione ambientale e una corretta informazione dei cittadini è utile riportare tutte le caratteristiche dell’area d’influenza su mappa, avendo cura di segnare i limiti dell’area di influenza, la localizzazione delle fonti d’inquinamento nonché informazioni circa la portata degli scarichi e le concentrazioni dei parametri di qualità delle acque di balneazione.

L’insieme delle informazioni desunte dallo studio dell’area di influenza sono fondamentali per una corretta gestione delle eventuali criticità di un’acqua di balneazione, tra cui la valutazione del potenziale di proliferazione cianobatterica. Rispetto a questo fenomeno ambientale ad alto impatto sanitario, risulta molto importante la valutazione delle pressioni con particolare attenzione  ad attività antropiche che in combinazione con i cambiamenti meteo-climatici possano favorire l’aumento del tasso di produzione primaria o l’eutrofizzazione.

 

I dati inerenti le acque di balneazione possono essere reperiti:

Dal Portale delle acque del Ministero della Salute, area tematica Acque di Balneazione
http://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/homeBalneazione.do

Dall’Annuario ambientale dei dati ambientali dell’ISPRA
https://www.isprambiente.gov.it/files2020/pubblicazioni/stato-ambiente/annuario-2020/9_Idrosfera_Finale_2019.pdf

Sito Agenzia Europea per l’ambiente - State of bathing water
https://www.eea.europa.eu/themes/water/europes-seas-and-coasts/assessments/state-of-bathing- water

 


Source URL: https://www.mase.gov.it/pagina/direttiva-gestione-qualita-delle-acque-di-balneazione-20067ce