Relazione illustrativa

Qualità delle acque destinate al consumo umano, contesto normativo nazionale e riferimenti revisione direttiva comunitaria

A livello normativo la direttiva relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano è la 98/83/CE che è stata recepita dal D.Lgs 31/2001 (“Attuazione della direttiva 98/83 relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”) successivamente modificata dal Dm del Ministero della Salute 14 giugno 2017 "Recepimento della direttiva (UE) 2015/1787 che modifica gli allegati II e III della direttiva 98/83/CE sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Modifica degli allegati II e III del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31". Tale normativa nasce con scopo principalmente sanitario e la competenza primaria in merito al controllo e all’erogazione delle  acque per questo contesto risiede in capo al Ministero della Salute.

Il D.Lgs 31/2001 stabilisce i requisiti che debbono essere rispettati affinché l’acqua possa essere considerata potabile. Nel caso in cui le acque destinate al consumo umano non corrispondano ai valori di parametro fissati a norma dell’allegato I dello stesso D.Lgs 31/2001, l’azienda unità sanitaria locale interessata, comunica al gestore l’avvenuto superamento e, effettuate le valutazioni del caso, propone al sindaco l’adozione degli eventuali provvedimenti cautelativi a tutela della  salute pubblica, tenuto conto dell’entità del superamento del valore di parametro pertinente e dei potenziali rischi per la salute umana nonché dei rischi che potrebbero derivare da un’interruzione dell’approvvigionamento o da una limitazione di uso delle acque erogate.

L’obiettivo della norma in questione è dunque quello di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque. Tale obiettivo viene perseguito attraverso un articolato sistema di controlli che in Italia si esplica mediante un duplice monitoraggio, effettuato in parallelo, uno a carico del gestore del servizio idrico ed uno a carico dell’Autorità Sanitaria Locale. Sulla base di quest’ultimo viene espresso il giudizio di idoneità delle acque distribuite da parte della stessa Autorità Sanitaria.

Tali controlli, nel rispetto dell’obbligo di garantire la qualità dell’acqua al rubinetto del consumatore, vengono effettuati principalmente a valle del trattamento.

Deve essere considerato come l’orientamento nella gestione della qualità delle acque potabili sia, negli ultimi anni, notevolmente cambiato. Infatti, dal mese di febbraio 2018 la presidenza della Commissione europea ha presentato la proposta di rifusione della direttiva 98/83/CE. In tale ambito, il Ministero ha partecipato attivamente al supporto tecnico della Rappresentanza Permanente, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, per le riunioni del Working Party Environment (WPE), programmate per la discussione del testo di rifusione, mediante commenti, osservazioni e proposte di modifica per quanto di competenza.

Attualmente la rifusione di direttiva è stata pubblicata nella gazzetta europea (direttiva UE 2020/2184 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2020), e dovrà essere recepita.

Oltre a diverse modifiche apportate alla direttiva precedente, legate al progresso scientifico, come ad esempio l’inserimento di sostanze di nuova generazione da analizzare, vedasi i polifluoro alchiliche (PFAS), nonché la modifica di alcuni valori parametrici suggeriti anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), al fine di rendere più sicura l’acqua distribuita, è stato inserito anche l’articolo innovativo inerente “l’accesso all’acqua”.

Tale articolo è stato introdotto in considerazione delle forti sollecitazioni scaturite dall'iniziativa dei cittadini europei "Right2Water", che ha raccolto oltre 1,8 milioni di firme, e della relativa risposta della Commissione. L'intervento dell'Unione per garantire l'accesso all'acqua potabile è stato chiesto anche dal Parlamento europeo nella risposta all'iniziativa summenzionata e sulla scorta  dell'impegno dell'Unione a favore degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Infatti, queste disposizioni sono indirizzate ad onorare l'impegno assunto in base all'obiettivo n. 6 di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e il relativo traguardo "Ottenere l'accesso universale ed equo all'acqua potabile che sia sicura ed economica per tutti".

Infine con il DM 14 giugno 2017 (del Ministero della Salute) di recepimento della direttiva (UE)1787/2015, sono stati previsti i Water Safety Plans (piani di sicurezza dell’acqua, PSA) i quali costituiscono il modello preventivo più efficace, estensivo e robusto, per garantire nel tempo l’accesso ad acqua sicura, mediante l’applicazione di misure di controllo integrate e equilibrate, estese all’ambiente di captazione, ai corpi idrici, al trattamento delle acque e alla distribuzione idro- potabile fino alla fornitura interna agli edifici.

I piani assicureranno la qualità dell’acqua distribuita attraverso un’accurata definizione e controllo delle condizioni associate a ogni possibile evento che può determinare pericoli per la disponibilità della risorsa nell’ambiente e nei sistemi idrici, anche per deficit infrastrutturali, stress ambientali e cambiamenti climatici, o comportare la presenza di fattori di rischio chimici, fisici o microbiologici in ogni fase della filiera idro-potabile, fino al momento dell’utilizzo dell’acqua. Il rafforzamento delle azioni normative a supporto della implementazione e approvazione dei piani di sicurezza dell’acqua rappresenta altro elemento centrale del processo attualmente in atto di rifusione della direttiva europea sulla qualità delle acque potabili (98/83/CE). Sul piano nazionale è stato fissato al 2025 l’obiettivo per l’adozione dei PSA, per tutti i sistemi di gestione idrica.

I dati inerenti alla qualità delle acque potabili possono essere reperiti:

 


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